La bulimia nervosa è, insieme all'anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni. Ciò che contraddistingue la bulimia è un problema dell'alimentazione per cui una persona ingurgita una quantità di cibo esorbitante per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi, purghe, digiuni e intenso esercizio fisico).
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV), lo strumento di cui si servono i professionisti del settore per diagnosticare i problemi alimentari, i sintomi della bulimia nervosa sono seguenti. Chi ne soffre probabilmente presenta molti di questi sintomi (ma non necessariamente tutti):
A. Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti:
1)mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello
stesso tempo ed in circostanze simili
2)sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
B. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
C. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.
D. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.
E. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa.
Sottotipi:
Con Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Bulimia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o
enteroclismi.
Senza Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l’esercizio
fisico eccessivo, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto o all’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi
Il modello cognitivo comportamentale di Fairburn (1981) della Bulimia Nervosa spiega quali sono le componenti cognitive e comportamentale centrali della patologia, in particolare il livello di bassa autostima, la preoccupazione eccessiva nei confronti del peso e della forma corporea, la restrizione alimentare rigida, l’alimentazione incontrollata e il comportamento purgativo.
In questo modello si ipotizza che il disturbo cognitivo al centro della bulimia sia la tendenza a giudicare se stessi soprattutto, o perfino esclusivamente, in termini di forma e peso corporeo; queste preoccupazioni estreme inducono ad intraprendere diete caratterizzate da regole rigide (per esempio: mangiare meno di mille calorie, non mangiare per niente i dolci, ecc.) che ostacolano il mantenimento della restrizione alimentare fino a portare all’interruzione del comportamento: la rottura del regime di dieta si verifica quando vengono violate le regole, per esempio la persona mangia un pezzo di dolce. Regole alimentari così rigide sono particolarmente soggette ad essere trasgredite, soprattutto se il soggetto si trova in uno stato emotivo negativo.
In tempi più recenti il modello è stato esteso per specificare la rilevanza, così come per sottolineare l’influenza del perfezionismo e del pensiero dicotomico “tutto-o-nulla” (Fairburn 1997).
Dal momento che i pazienti mostrano livelli elevati di perfezionismo (Fairburn et al. 1999) e una modalità dicotomica di pensiero, si pensa che essi leggano la trasgressione della regola secondo una modalità “tutto-o-nulla”, cosi che l’individuo, dopo aver mangiato una sola forchettata di dolce si sente costretto a vomitare pensando: “Per fortuna che sono riuscito a vomitato – se avessi trattenuto quel pezzo di dolce mi sarei sentito come se avessi mangiato un’intera fetta”.
In sostanza, la teoria cognitivo comportamentale sostiene che l’eccessiva importanza attribuita al peso e alle forme corporee nella valutazione di sé rappresenti la psicopatologia nucleare dei disturbi dell’alimentazione. Le espressioni comportamentali derivate da essa includono i comportamenti finalizzati a modificare il bilancio energeticocome la restrizione alimentare, l’eccessiva attività fisica, le abbuffate e le condotte compensatorie (vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi e diuretici) e non modificare il bilancio energeticocome il controllo ripetuto del peso e delle forme corporee (check del corpo) e varie forme di evitamento dell’esposizione corporea. Questo fornisce supporto all’affermazione che i comportamenti di check del corpo e di evitamento giocano un ruolo nel mantenimento delle convinzioni nucleari dei disturbi alimentari (Fairburn, 2003; Farrell & Shafran, 2005).