L’anoressia nervosa è uno dei problemi di salute più severi che affligge le adolescenti e le giovani donne dei paesi occidentali. Le sue cause non sono ancora completamente note, sebbene sempre più dati indichino il ruolo determinante della predisposizione genetica e di un ampio numero di fattori di rischio ambientali. È un disturbo che può determinare importanti problematiche mediche, psicologiche ed interpersonali ed un incremento significativo del rischio di morte.
Numerose persone che ne soffrono non raggiungono mai l’attenzione clinica e molte iniziano un trattamento dopo molti anni di malattia, quando spesso la condizione è diventata cronica. La remissione completa dai sintomi è raggiunta solo da un sottogruppo delle pazienti e molti necessitano di un costoso trattamento ospedaliero riabilitativo. In questi ultimi anni, comunque, sono stati compiuti importanti progressi, sia nella comprensione eziopatogenetica sia nel trattamento, che aprono speranze concrete di poter far raggiungere una qualità di vita soddisfacente alla maggior parte delle pazienti.
L’anoressia nervosa è uno dei problemi di salute più severi che affligge le adolescenti e le giovani donne dei paesi occidentali. Le sue cause non sono ancora completamente note, sebbene sempre più dati indichino il ruolo determinante della predisposizione genetica e di un ampio numero di fattori di rischio ambientali. È un disturbo che può determinare importanti problematiche mediche, psicologiche ed interpersonali ed un incremento significativo del rischio di morte.
Numerose persone che ne soffrono non raggiungono mai l’attenzione clinica e molte iniziano un trattamento dopo molti anni di malattia, quando spesso la condizione è diventata cronica. La remissione completa dai sintomi è raggiunta solo da un sottogruppo delle pazienti e molti necessitano di un costoso trattamento ospedaliero riabilitativo. In questi ultimi anni, comunque, sono stati compiuti importanti progressi, sia nella comprensione eziopatogenetica sia nel trattamento, che aprono speranze concrete di poter far raggiungere una qualità di vita soddisfacente alla maggior parte delle pazienti.
Classificazione e diagnosi
L’anoressia nervosa è classificata all’interno dei disturbi dell’alimentazione, termine usato per definire “persistenti disturbi del comportamento alimentare e/o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta”.
Gli attuali criteri diagnostici dell’anoressia nervosa si possono ricapitolare nel modo seguente:
Poiché in un sottogruppo di pazienti, sovrarappresentato nelle culture non occidentali, il razionale del rifiuto del cibo non sembra essere la paura di ingrassare, né il disturbo dell’immagine corporea (criteri diagnostici 2 e 3), ma la distensione o il gonfiore dello stomaco (4), è stato suggerito da alcuni Autori di unificare i criteri diagnostici 2 e 3 in un unico criterio, la cui definizione provvisoria potrebbe essere la seguente: “Eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee e/o al controllo dell’alimentazione; es. giudicare se stessi in modo esclusivo o predominante sulla base del peso, delle forme corporee e/o del controllo dell’alimentazione”.
In discussione è anche il criterio diagnostico “amennorea”, perché la maggior parte delle persone, che soddisfa gli altri criteri, è amenorroica e quelle che soddisfano gli altri criteri ma mestruano sono simili a quelle con amenorrea.
Il DSM-IV divide l’anoressia nervosa in due sottotipi diagnostici:
con “restrizioni” e con “abbuffate/condotte di eliminazione”.
Questi ultimi, al contrario, sono stati descritti molto condiscendenti, ma allo stesso tempo ostinati, perfezionisti, ossessivicompulsivi, timidi, introversi, sensibili e stoici.
La letteratura psicologica ha proposto numerose e specifiche teorie che hanno cercato di spiegare lo sviluppo e il mantenimento dell’anoressia nervosa. Tra queste, quella che ha influenzato in modo più significativo il trattamento è stata quella cognitivo comportamentale.
Sinteticamente la teoria cognitivo-comportamentale sostiene che il meccanismo centrale nel mantenimento dei disturbi dell’alimentazione sia uno schema disfunzionale di autovalutazione.
Mentre la maggior parte delle persone si valuta sulla base della percezione delle prestazioni eseguite in vari domini della vita (per esempio, relazioni, lavoro, sport, ruolo genitoriale), le persone con anoressia nervosa giudicano il loro valore largamente, e in alcuni casi esclusivamente, in termini di peso o di forme corporee o di controllo dell’alimentazione (spesso su tutte e tre le caratteristiche).
Lo schema di autovalutazione disfunzionale è mantenuto attivo da numerosi processi:
1) i continui pensieri e preoccupazioni per il peso, le forme corporee e il controllo dell’alimentazione;
2) la dieta ferrea e rigida che da una parte aumenta i pensieri e la preoccupazione per il controllo dell’alimentazione e dall’altra favorisce le abbuffate (in certi individui);
3) il food checking, il body checking, il body avoidance e l’etichettamento in accurato di eventi avversi come “mi sento grasso” che aumentano i pensieri e le preoccupazioni per il peso, le forme corporee e il controllo dell’alimentazione;
4) il basso peso e la sindrome da digiuno che determinano un aumento della preoccupazione per l’alimentazione, isolamento sociale e depressione;
5) gli effetti negativi delle abbuffate sulla preoccupazione per il peso e le forme corporee;
6) l’utilizzo dei comportamenti di compenso (es. vomito autoindotto) che favorisce nuove abbuffate;
7) i rinforzi positivi (per esempio, aumentato senso di controllo e miglioramento della valutazione di sé) e negativi (per esempio, evitamento delle situazioni avversive) che si verificano quando un individuo riesce a controllare l’alimentazione e il peso corporeo.
In un sottogruppo di pazienti sembrano operare, interagendo con i fattori di mantenimento specifici, altri fattori di mantenimento aggiuntivi, non necessariamente specifici dell’anoressia nervosa, come ad esempio il perfezionismo clinico, la bassa autostima nucleare, i problemi interpersonali e l’intolleranza alle emozioni.
Ci sono delle evidenze sempre crescenti che l’interruzione dei fattori di mantenimento sia necessaria per la guarigione dal disturbo dell’alimentazione.