Ogni qual volta è possibile, il clinico dovrebbe intraprendere una valutazione complessiva del bambino, della famiglia e del contesto scolastico prima di prendere qualsiasi decisione sulla possibilità di un intervento psicologico individuale, indipendentemente se si tratta di un sostegno psicologico o Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.
Lo scopo della valutazione della famiglia è quello di analizzare la natura del problema, chiarire i differenti punti di vista delle persone e aiutarle ad arrivare a una formulazione condivisa della difficoltà e del piano di trattamento.
Nella valutazione globale della famiglia si deve trovare una risposta a due domande distinte ma collegate:
Relativamente al legame fra le difficoltà del bambino e le problematiche famigliari, è ampiamente noto che per molti disturbi le visioni e i comportamenti dei genitori ne influenzano lo sviluppo. Per esempio, è più probabile che i bambini ansiosi abbiano genitori con una serie di problemi d’ansia ed è stato dimostrato che i processi famigliari contribuiscono alle risposte di evitamento. Similmente, nel caso dei bambini con disturbo della condotta e con comportamenti disfunzionali, ci sono numerose prove che mostrano come i comportamenti e dei pensieri dei genitori influenzano lo sviluppo e il corso del disturbo.
Infatti, quando la situazione clinica lo richiede e siamo di fronte al fallimento nell’affrontare le problematiche famigliari potrebbe limitare seriamente i potenziali benefici della psicoterapia con il singolo bambino.
Ci sono una serie di possibili configurazioni del coinvolgimento dei genitori nella terapia fra cui:
Il ruolo del genitore in ciascuno di questi scenari può variare da facilitatore, a co-terapeuta, a quello di cliente/paziente a sua volta. Chiaramente, esistono molte possibili variazioni e i genitori possono essere coinvolti nella Terapia Cognitivo Comportamentale del proprio bambino in modi differenti nel corso di un singolo intervento.